Un modo gay di rimorchiare
Grindr è stato creato nel 2009 negli Stati Uniti da Joël Simkhai: rappresenta una rivoluzione tecnologica dalle conseguenze sconvolgenti per la cultura gay. La trovata tecnologica, nell’era dello smartphone, consiste in una combinazione di funzioni: quella di un sito di incontri con un un sistema di geolocalizzazione. In pratica, quando aprite l’applicazione, lo schermo visualizza un mosaico di foto di profili di utenti che stanno intorno a voi, raggruppati per distanza. Oltre alla foto del profilo, potete non solo consultare la presentazione dell’utente secondo uno schema dato, ma anche inviare messaggi e foto, o bloccare gli indesiderati. Qualche numero ci dà l’idea del posto occupato da Grindr nella vita di una buona parte della comunità dei gay, dei “bi” e dei bicuriosi: dieci milioni e mezzo di utenti (soprattutto negli USA e nell’UE), passano cinquantaquattro minuti al giorno sull’applicazione, vale a dire più del tempo di utilizzo di Facebook (da quaranta a quarantasette minuti). Vero e proprio fenomeno, Grindr ha visto di recente il realizzarsi di una sfilata di moda in diretta sull’applicazione; è stata anche utilizzata per pubblicità commerciale e preventiva (soprattutto inerente la salute sessuale). Rovescio della medaglia, dei “teppisti omofobi”, e anche la polizia in alcuni paesi, si sono già serviti dell’applicazione per localizzare e arrestare degli omosessuali.
Sébastien, vent’anni abbondanti, è in analisi. Come molti altri giovani, fatica a collocarsi sotto il significante “omosessuale”: “Non vuol dire niente! Se ci si presenta così, per molta gente, si tratta solo di uomini che vanno a letto con altri uomini e il nostro essere sembra sparire dietro questa visione riduttiva. Sì, amo gli uomini sessualmente e sentimentalmente, ma ho un sacco di caratteristiche che non hanno niente a che vedere con il tipo di persone che frequento nell’intimità!”.
Tuttavia nessuno sfugge al gioco delle classificazioni. Così, la cultura gay propone le abituali classi di genere (maschile, femminile, transgender, intersessuati ecc.), di anti-genere (queer, LGBT ecc.) o di scelta d’oggetto (eterosessuale, omosessuale, bisessuale ecc.). Vi aggiunge le sue tribù (twink – efebo, bear – peloso/barbuto, geek, poz – che vive con l’HIV, cleancut – circonciso, e molti altri). Grindr fa una preselezione dei suoi clienti proprio sulla base di queste classificazioni, di queste norme. Vengono così proposte non meno di dodici scelte. Gli utenti possono selezionarne fino a tre, alla ricerca di una cifratura dei modi di godimento fino al minimo comun denominatore. Si aggiungo poi i criteri fisici (colore degli occhi e dei capelli, taglia, peso, corporatura – minuta, massiccia, grassa, scolpita, ecc.), ma anche l’origine etnica e lo stato sierologico (sieropositivo, sieronegativo, in trattamento preventivo, ecc.). Sono innanzitutto norme commerciali: la standardizzazione dei profili facilita il consumo. C’è poco spazio su Grindr per una descrizione di sé personalizzata, il numero di battute è più limitato di quello di un tweet. Tre tipi di foto si ripropongono uguali: i selfies, i petti muscolosi e le pose in sala fitness. Questa normalizzazione è al tempo stesso incoraggiata dall’applicazione e desiderata dagli utenti. La si ritrova ugualmente all’opera nei contenuti dei messaggi privati. Sono utilizzate una decina di frasi tipo per avviare le conversazioni. Segue, rapidamente, uno scambio di foto intime.
Accanto a questo sistema, il sito gay PlanetRomeo dà più spazio alla stesura di testi liberi da parte degli utenti. Il moltiplicarsi delle foto invita a condividere più che un pezzo di corpo. Permette di esprimere meglio i propri gusti o le proprie attività. Queste differenze portano Sébastien a distinguere l’App to fuck [per scopare] (Grindr) dall’App to meet [per incontrare] (Planetromeo). La standardizzazione e gli algoritmi facilitano gli incontri sessuali fugaci: scopare senza cercare e senza parlare. Nonostante i molti incontri attraverso l’App to meet, Sébastien non ha mai provato il colpo di fulmine per uno degli uomini dai quali credeva di aver imparato tanto prima dell’incontro. Perché è proprio di un uomo di cui non sapeva niente, e che gli è passato accanto solo per soddisfare gli scopi dell’App to fuck, che sembra, al momento, perdutamente innamorato?
Una codificazione simile della libido non è che una foglia di fico davanti al non-rapporto sessuale. Sébastien, ancora lontano dall’aver percorso il gran girotondo delle sue identificazione e dall’enunciare la struttura del suo fantasma, può solo, al momento, constatarlo.
Traduzione di Ilaria Papandrea