Il discorso analitico non riconosce altra norma se non la norma singolare

#

Il IV Congresso dell’Eurofederazione di Psicoanalisi (EFP) ci invita ad affrontare “La Clinica fuori dalle norme” nel contesto europeo, dove sempre più si cerca di regolamentare la convivenza con norme che alimentano irrimediabilmente la segregazione e l’esilio.

Più concretamente, nel nome della “salute mentale”, il campo psi è invaso da normative che riguardano tanto gli “utenti” quanto gli operatori. Sempre più le istituzioni pubbliche, sotto l’insegna di un’“attenzione personalizzata” che alimenta unicamente le statistiche informatizzate, vengono controllate da regolamentazioni che rendono impraticabile un’attenzione particolare. Dall’altra parte, l’esercizio della libera professione si vede soffocato dal sospetto di una cattiva pratica, diagnosi fondata sulla cosiddetta “buona pratica”, avallata da presupposti scientisti e unilaterali.

Per dirlo con le parole di J.-A. Miller nel Corso del 2008-2009,(1) sono le norme invocate dal discorso del padrone, consolidato nel discorso capitalista, “che vuole sempre la stessa cosa”, vuole l’omogeneizzazione: il “come tutti”. Tuttavia, “il discorso analitico non riconosce altra norma se non la norma singolare”.

Se la psicoanalisi rappresenta qualcosa, è il diritto alla rivendicazione, alla ribellione, al “non come tutti”. È il diritto a una devianza che non si misura con nessuna norma, che afferma la propria singolarità, incompatibile con qualunque forma di totalitarismo. “La psicoanalisi oppone il diritto del singolo al discorso del padrone, che fa valere il diritto di tutti”.

La psicoanalisi è fragile, sarà sempre minacciata. Si sostiene solo attraverso ciò che è proprio del desiderio dell’analista, che è fare posto a quel che è singolare, al singolare dell’Uno. Il desiderio dell’analista si schiera dalla parte dell’Uno rispetto al tutti. Al di là del fatto che il “tutti” ha i suoi diritti.

In questo contesto, quello che trionfa è la terapeutica ed è a questo che si vuole ridurre la psicoanalisi: “una terapeutica della psiche”, e “si incitano gli psicoanalisti a trovare in essa la giustificazione della loro pratica”. Vale a dire, si chiede loro di partecipare attivamente nell’adozione di queste normative che diventano immancabilmente pratiche autoritarie che seducono solamente il padrone.

È vero che la psicoanalisi ha effetti terapeutici, ma “nell’esatta misura in cui riconosce la singolarità del desiderio”. Un desiderio che è comunicato tra le righe. “Essa è terapeutica non quando riconduce alla norma, ma quando autorizza il desiderio nella propria devianza costituzionale”.

Malgrado ciò, gli psicoanalisti sono tenuti a conoscere queste regolamentazioni e a saper fare con esse. A dispetto della spinta all’omogeneizzazione, è certo che ogni paese conserva ancora la sua specificità. In questa Rubrica del Blog di Pipol 8 accoglieremo tutti i contribuiti (3.000 battute) che daranno conto delle “Norme in Europa”, delle differenti esperienze, del modo di affrontarle in ciascun luogo.

Bibliografia: J.-A. Miller, Cose di finezza in psicoanalisi, lezioni del 12, 19, 26 novembre e del 3 dicembre 2008.

Print Friendly

This post is also available in: FranceseIngleseSpagnoloOlandese