Editoriale My Way 22 : Segregazione, sovversione, separazione

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A lungo Lacan ha predetto gli effetti crescenti della segregazione nel nostro mondo della post-modernità. Lʼaccelerazione della produzione di questi effetti negli ultimi anni, la loro portata e le devastazioni che provocano ci svegliano allʼimprovviso e allo stesso tempo ci danno la vertigine di essere presi in un effetto a specchio.
Nei contributi presentati in questo My Way n. 22, ciò che è sorprendente è che questi effetti di segregazione e di rigetto hanno come risultato comune un «tutti uguali». Si può presentare sotto il segno della «umanimità», secondo il felice neologismo che Eugenio Díaz Massó ci propone, cioè «lʼumanità unanime» che disumanizza; oppure nella forma della «uberizzazione» della società, anchʼesso un significante relativamente nuovo, che Benoit Delarue ci presenta e il cui principio della «valutazione incrociata» implica che tutti valutino tutti; o ancora, come ci indica Aurélie Pfauwadel, sotto la modalità della velleità di parità, del tutto immaginaria, tra i sessi che viene a sostituirsi alla segregazione legata al simbolico.
Gli effetti di ritorno sono inevitabili: rigetto della differenza, isolamento, comunitarismo dei godimenti, ritorno al «peggio», …
La psicoanalisi risponde con la sovversione e «la ribellione del non come gli altri», secondo la meravigliosa formula di Jacques-Alain Miller, a partire dal sintomo, come nessun altro, singolarità al di là della norma che offre al soggetto la possbilità di affrontare questa libertà inedita che si presenta. Essa dà accesso ad una separazione in quanto è precisamente il rovescio della segregazione. È ciò che ci mostra bene la vignetta, breve ma precisa, presentata da Araceli Fuentes a partire dalla sua pratica in unʼistituzione di psicoanalisi applicata, nata dal desiderio di alcuni psicoanalisti nel cuore di Madrid.
Dʼaltronde, la brezza della creazione non è assente in questi contributi e questa creazione, nellʼarte, può essere una bella risposta alla «poubellication» della cultura. È così per lʼartista Dominique Maes, di cui in questo numero troverete alcuni lavori e unʼintervista filmata. Davvero rinfrescante!

Traduzione di Marianna Matteoni

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